Beach Fossils – Clash The Truth

Label: Captured Tracks

Data Uscita: 2013

Voto: 6

BeachFossilsClashTheTruthArtworkWEB-300x300Sono le ballate dal sapore surf-pop macchiate di voci e sfumature dream che rincorrono costruzioni ritmiche marcatamente cicliche a costellare questa nuova creatura, Clash The Truth, firmata Dustin Payseur, mente del progetto Beach Fossils. Dopo l’omonimo disco del 2010 e l’ep What a Pleasure del 2011, dopo la dipartita di Zachary Cole Smith (DIIV) e John Penã (Heavenly Beat) entrambi alle prese con i loro side project è sempre la Captured Tracks a dare alle stampe questo nuovo capitolo della storia della band.

Prodotto da Ben Greenberg (The Men), Clash The Truth poggia la sua struttura su voci spesso riverberate, su una frequente reiterazione di arrangiamenti, su trame circolari e su canzoni orecchiabili, fresche e semplici. Immagini di una vacanza al mare che prendono vita da ripetizioni vocali e chitarristiche (Clash The Truth), dal duetto vocale con Kazu Makino dei Blonde Redhead (In Vertigo) e da tappeti strumentali (Modern Holiday, Brighter, Ascension).

In Clash The Truth si percepisce dunque il ruvido calore della sabbia e si assaporano le atmosfere da spiaggia su tappeti di echi e riverberi. Clash The Truth è un album sicuramente di transizione che può piacere dunque e che risulta gradevole all’ascolto, ma che necessiterebbe di qualche innovazione in più prendendo un certo distacco dalle ritmiche troppo uguali a se stesse e dalle melodie facili al fine di rendere il tutto meno piatto e scontato.

(pubblicato su www.rockaction.it)

DIIV – Oshin

La storia dei DIIV (precedentemente conosciuti come Dive, nome “ceduto” poi all’omonima band industrial belga) nasce a Brooklin nel 2011 dalla mente di Zachary Cole Smith, chitarrista dei Beach Fossils, deciso ad avviare un progetto solista. Successivamente i DIIV diventano una vera e propria band arricchendosi della presenza di Andrew Bailey alla chitarra, Davin Ruben Perez al basso e Colby Hewitt, ex batterista degli Smith Westerns.

È la Captured Tracks a dare alle stampe il loro album d’esordio, Oshin, una miscela di dream pop con incursioni shoegaze, un jungle pop filtrato da esperienze post punk e psichedeliche. L’album è sorretto da passeggiate chitarristiche ben in evidenza, da atmosfere rarefatte, ritmiche riverberate e reiterate strutture compositive narcotiche. La voce funge da eco lontano e le linee melodiche sono spesso molto simili le une alle altre. Dilatazioni sonore prendono vita da corposi intrecci strumentali (Drum, Druun Pt. II ) e da ovattate parentesi vocali e ritmiche (Past Lives, Human, Air Conditioning). Nel disco coabitano poi melodie orecchiabili (How Long Have You Known, Sometime, Oshin), criptiche linee di basso (Doused), e delicatezza melodica (Home).

Oshin è un album dai risvolti ipnotici e sognanti costruito su pezzi piacevoli, ma spesso piatti, troppo uniformi e monocordi. Attimi revivalistici e derivativi gradevoli dunque, ma nulla di più.

Votazione

– Rispetto alla discografia dell’artista: 2

– Rispetto alla musica di oggi: 2

– Valore storico: 1

Totale: 5

(pubblicato su www.rocklab.it)