dEUS – How To Replace It


Ne sono passati di anni da quell’ultimo Following Sea, undici anni d’assenza che in fondo hanno conservato quel senso di presenza, soprattuto per chi alla musica dei dEUS ha associato momenti, sensazioni, visioni di un istante personale sempre cristallizzato nel presente, per chi ha scoperto il suo universo sonoro e interiore nella triade Worst Case Scenario,In a Bar, Under the Sea e 

The Ideal Crash.

Il nuovo album  How To Replace It conserva il lavoro del tempo reinventandosi. C’è una certa tensione in questo disco, legata al filo delle parole spesso disilluse, ai ricordi che aleggiano tra le note, alla furia che cela le paure, le complessità dei rapporti. C’è una forma canzone morbida che, con meno vigore rispetto al passato, non disdegna le soluzioni ruvidamente sporche. C’è l’immagine di una band cresciuta di pari passo alla musica e che vuole raccontarla al di là di tutto, a modo suo, con la maturità necessaria votata agli anni che passano, al cambiamento. 

I fondatori storici Tom Barman e Klaas Janzoons, assieme a Mauro PawloskiStéphane Misseghers e Alan Gevaert, edificano così un disco denso di stratificazioni sonore a partire dall’oscurità sussurrata della  titletrack per poi lasciare il posto alla mescolanza tra chitarre nineties e cori gospel di  Must Have Been New. Synth industriali accompagnano la torbida  Man Of The House e nebbie sonore avvolgono  Dream Is A Giver. Chiudono il disco la ballad  Love Breaks Down e il fascino un po’ retrò di  Le Blues Polaire , cantata in francese. 

How To Replace It è un bel disco che lascia il segno dopo ripetuti ascolti. È l’album ideale quando la notte ti risucchia tra i suoi dilemmi, per chi guarda al proprio passato rifiutando di esserne inghiottito. 

(pubblicato su www.xtm.it)

Lascia un commento